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I DIPINTI DELLA CHIESA DI S. AGNESE

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Quando gli architetti Amos Edallo e Antonello Vincenti progettarono la chiesa da costruire in questo quartiere, seguirono i suggerimenti di chi volle ricordare l’estrazione operaia dei parrocchiani; e infatti il tetto della chiesa richiama quello dei capannoni industriali, e l’altare vorrebbe suggerire la forma di un’incudine. Sulla facciata però si pensò da subito a un affresco che illustrasse vari episodi della vita di S. Agnese, una ragazza romana martirizzata presumibilmente durante l’ultima grande persecuzione dei cristiani da parte dell’Impero romano, quella di Diocleziano. La storia del suo martirio, della sua fermezza di ragazzina di fronte ai soldati, colpì da subito i cristiani di Roma; ma col tempo questa storia si arricchì anche di particolari leggendari.

Ecco, per illustrare tutta la tradizione relativa a S. Agnese con un grande affresco che occupasse tutta la facciata anteriore, fu chiamato il pittore ligure Nicola Neonato: egli con vari quadri dipinse gli episodi della “leggenda di S. Agnese”, cominciando dal basso e arrivando, nel punto più alto dell’affresco, all’”apoteosi” della santa.

Questo è l’affresco che attualmente necessita di maggiori restauri: i colori si sono sbiaditi con gli anni, soprattutto quelli più esposti al sole; l’umidità e il gelo invernale hanno cominciato a staccare alcuni pezzi dell’intonaco. In parrocchia ci si è attivati dal 2007 per reperire i fondi attraverso la Legge Regionale che destina l’8% degli oneri di urbanizzazione al restauro degli edifici di culto. Essendo un’opera che ha più di 50 anni, i tempi per la concessione dei permessi di restauro da parte delle varie sovrintendenze si sono allungati. Ma si conta che il restauro possa realizzarsi nei primi mesi del 2011.

 

All’interno della chiesa invece ci sono quattro grandi affreschi, opera del pittore comense Alberto Bogani, da alcuni critici considerati i suoi capolavori nel genere per l’ampio respiro, la maturità teologica e l’originalità della tecnica. Essi sono stati commissionati dai Padri Pavoniani ed eseguiti negli anni tra il 1979 e il 1981. Recuperando una tradizione artistica che risale ai primi secoli della Chiesa, vogliono illustrare il mistero che si svolge all’interno dell’edificio sacro: una comunità viene radunata dalla potenza di Cristo morto e risorto, e in questo modo diventa essa stessa Corpo di Cristo in cammino verso il Regno.

Perciò i fedeli radunati per l’Eucaristia vedono davanti a loro il dipinto del Crocifisso (che sostituisce anche la presenza del grande crocifisso che sempre si trova appeso alla vista dei fedeli nelle altre chiese). Però è il Cristo crocifisso raccontato nel vangelo secondo Giovanni (19,25-27) che sulla croce dà vita alla sua comunità, rappresentata iconicamente dalla figura della madre e del Discepolo amato, che si danno la mano. Al di sopra del Crocifisso si trovano le raffigurazioni del vegliardo e della colomba, simboli del Padre e dello Spirito Santo, a coinvolgere tutta la Trinità nel mistero di quell’offerta di vita che il Figlio mette in atto.

I due malfattori, poi, che i vangeli racconta furono giustiziati quel giorno insieme a Gesù, diventano una serie infinita di crocifissi, sfumando in un’illustrazione, questa non tradizionale, delle croci del nostro tempo (o almeno degli anni a cavallo tra i ’70 e gli ’80 del secolo scorso, quando l’affresco fu eseguito): la guerra e la violenza, la droga, la prostituzione e altre forme di schiavitù, le conquiste spaziali a fronte della fame nel mondo.

Guardando questo affresco di fronte a sé, i fedeli hanno poi alla propria sinistra una rappresentazione del Corpo di Cristo (la Chiesa, rappresentata incastonando il popolo dei cristiani nella figura di Gesù) che riceve vita dai sette sacramenti; a destra la raffigurazione della Chiesa popolo di Dio che su questa terra è in cammino verso il Regno (il volto di Cristo è l’astro che guida il cammino) in compagnia dei santi che già fanno corona in Paradiso. Interessante è notare come per questi due affreschi il pittore si servì, come modelli, di parrocchiani di S. Agnese, a suggerire che proprio di quella Chiesa concreta, fatta delle persone reali del quartiere, si sta parlando.

Infine, sulla parete alle loro spalle, il pittore Bogani ha pensato di recuperare una tradizione almeno altomedievale, e di fornire una sua illustrazione dell’Apocalisse, l’ultimo libro della Bibbia. Così ai cristiani che escono di chiesa è ricordato che dovranno lottare per continuare a credere dentro un mondo con molti aspetti tenebrosi, ma consapevoli che in realtà in questo mondo è all’opera la luce di Cristo che li guida e dà una direzione alla loro speranza.

Nel 1983 il pittore Bogani si impegnò anche a illustrare in 14 grandi quadri una via crucis per la chiesa: una via crucis che presenta alcuni aspetti che si discostano dalla tradizione per recuperare una maggiore fedeltà al racconto dei vangeli.

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