Gli appelli ricorrenti ed ancora inascoltati di papa Francesco per la “martoriata Ucraina”, per la Palestina ed Israele, risuonano nel cuore della nostra società, spesso intenta a molte altre cose, come una continua provocazione.
I desideri malsani di potere e sopraffazione, la scelta della violenza come via per affermare le proprie idee, il cinismo di chi tratta la morte di uomini, donne e bambini come puro conteggio statistico, inquietano e sconcertano.
Possibile che la coscienza umana non sia capace di un sussulto? Che il commercio di armi sia diventato per molti una delle fonti più redditizie di guadagno? Che solo pochi sappiano percorrere sentieri di pace e di riconciliazione?
La possibilità di una saldatura tra i frammenti di quella “terza guerra mondiale a pezzi” di cui papa Francesco ci ha parlato più volte, appare sempre più realistica.
Ma allora come non ricordare le parole profetiche del Cardinale Martini che ci invitava ad essere, di fronte alla violenza ed alle guerre intercessori. Le parole di Giorgio La Pira che scrivendo alla Claustrali nel 1962 diceva “… quanti fatti drammatici in queste ultime settimane … in altri tempi uno solo di essi sarebbe stato capace di provocare una terza guerra mondiale. Ed invece una mano misteriosa impedisce al mare di andare al di là dei limiti segnati dalle rive… la guerra significherebbe oggi la distruzione del mondo … ma che serve fare una guerra se tutto il mondo deve perire? Ed allora? Allora bisogna fare la pace!”.
Il Vangelo stesso ci chiama a vivere la beatitudine degli operatori di pace.
Ma è solo coltivando semi di pace piantati nelle zolle dei nostri quartieri e nei cuori dei nostri ragazzi, che potremo anche noi, apparentemente così impotenti di fronte alla violenza, diventare artefici, artigiani di pace. Edificando nella giustizia e nella carità, tra le nostre vie, una casa comune, dove vivere la riconciliazione tra i diversi, i lontani, i ‘nemici’. Senza la quale muore anche ogni possibilità di pace per il mondo.